Al via i controlli sui venditori che vendono sui tanti siti di prodotti usati o nuovi. Chi vende troppo deve adeguarsi alle normative e regolarizzare la posizione
L’evasione fiscale è uno dei punti all’ordine del giorno di qualsiasi agenda dell’Unione Europea che con il decreto legislativo n. 32 del 1° marzo 2023, ha dato attuazione alla direttiva (UE) 2021/514, ha messo nero su bianco alcune attività fatte da persone su internet per quanto riguarda la vendita di prodotti usati o nuovi.
Ecco che piattaforme molto utilizzate come ad esempio eBay, Vinted, Subito.it e molte altre vedono il proliferare di persone che vendono prodotti senza regolare garanzia, e quindi di fatto evadendo il fisco visto che non si palesano come un negozio.
Secondo la direttiva DAC7, chi vende tanti prodotti usati non incorre in nessun problema, ma chi vende prodotti nuovi senza fornire regolare garanzia, lo fa evadendo il fisco poiché non paga le tasse. Questa tecnica è di fatto utilizzata per vendere prodotti senza versare l’IVA.
Infatti, è legge da gennaio 2023, prorogata a metà febbraio 2024 e che di fatto entro fine anno vede le numerose piattaforme di vendita online, predisporre eventuali comunicazioni da inviare all’Agenzia delle Entrate su venditori che hanno fatto molte vendite sulle piattaforme, così da decidere come muoversi verso tali “venditori furbetti”.
Ecco che piattaforma come Subito.it, eBay, Vinted ed altri, inizieranno a chiedere i dati fiscali dei venditori, che dovranno inserirli sulla piattaforma altrimenti il profilo verrà chiuso definitivamente. Questi dati serviranno le piattaforme per segnalare eventuali venditori che vendono troppi prodotti nuovi e poi agire di conseguenza.
30 vendite o più di 2.000 euro e scatta la segnalazione all’Agenzia delle Entrate
La normativa è chiara, se superi le 30 vendite nell’arco dei un anno solari oppure hai guadagnato più di 2.000 euro la piattaforma sarà tenuta a chiedere i dati fiscagli all’utente. Così da registrarlo correttamente ed inviare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate.
Al momento le mosse sono ancora in alto mare, nessuno si è ancora adeguato, dovranno farlo entro fine anno, e per il fisco poco cambia, perché se i ricavi non superano i 5.000 euro, non si può richiedere l’apertura della partita IVA.
Sta di fatto, che la comunicazione può anche essere un deterrente per molti, visto che 2.000 euro si raggiungono anche vendendo un paio di smartphone, e le richieste potrebbero aumentare moltissimo durante il prossimo anno visto che persone che vendono su questi siti sono sempre tantissime ed i guadagni facilmente superano le quote indicate.
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