L’FBI ha libero accesso alle chat di WhatsApp ed Apple iMessage

Spiare WhatsApp

Incredibile, due delle app di messaggistica più famose ed utilizzate al mondo sono spiate ogni 15 minuti dall’FBI leggendo tutti i nostri messaggi

Il documento ottenuto da Property of the People parla chiaro, l’FBI ha accesso ai messaggi di WhatsApp ed iMessage vedendo tutti i messaggi scambiati sulle due piattaforme di messaggistica di proprietà di Facebook ed Apple. L’organo di sicurezza americano ha accesso ai messaggi ogni 15 minuti, quindi quasi in tempo reale.

Il documento è recente, inizio 2021, e dettagli come da novembre 2020, l’FBI ha la possibilità di accedere in maniera legale a moltissime delle app di messaggistica di tutto il mondo. Secondo i documenti condivisi, tutte le altre app di messaggistica offrono ritardi notevoli nell’accesso alle chat, tranne che WhatsApp ed iMessage in cui i tempi di risposta ed accesso alle chat sono di appena 15 minuti.

Apple inoltre non solo fornisce accesso alle chat di iMessage, ma anche al backup di iCloud dove sono archiviate le chat e non solo. Dunque Facebook ed Apple si mostrano molto collaborative con le forze dell’ordine mostrando pieno accesso alle chat in fase di indagine in pochissimi minuti.

L’FBI ha un accesso “limitato” al contenuto di iMessage e anche a quelli di WhatsApp, e nel caso di iMessage, l’accesso viene fatto solo se l’utente salva le conversazioni su iCloud. Discorso diverso per WhatsApp che di recente ha attivato la crittografia end-to-end che dunque rende impossibile risalire alle chat vista la crittografia attiva da tutte le parti.

Tra le altre app trapelate troviamo anche Line, Signal, Telegram, Threema, Viber, WeChat e Wickr, che però sono più lente nel fornire accesso alla cronologia delle chat non fatte proprio in tempo reale ma avendo un lasso di tempo abbastanza ampio per fornire accesso alle chat.

Sebbene non classificato, il documento trapelato online afferma che è destinato “solo per uso ufficiale” e quindi non può essere usato da tutti ma solo dalle forze dell’ordine. Una brutta gatta da pelare che mette a rischio la nostra privacy sui dispositivi e le app che utilizziamo tutti i giorni.

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