Cloudflare Down il 5 dicembre 2025 con milioni di siti irraggiungibili a causa di un blackout globale. Cause, conseguenze e rischi per la rete
Il recente down di Cloudflare, il secondo in poche settimane, ha causato notevoli disservizi in tutto il mondo, rendendo irraggiungibili milioni di siti e piattaforme online. La società statunitense, leader nei servizi di CDN, DNS e sicurezza informatica, ha registrato un nuovo blackout il 5 dicembre 2025 dalle ore 10 del mattino.
A poche settimane da un precedente episodio, evidenziando la fragilità dell’intera infrastruttura digitale globale. L’interruzione ha colpito brand molto noti come MediaWorld, Canva, LinkedIn e DownDetector, generando ampie segnalazioni da parte degli utenti e un impatto significativo sulla navigazione.
Errore 500 e problemi tecnici
Durante il disservizio, numerosi siti web hanno mostrato il messaggio “errore 500 – Internal Server Error“, indicando un malfunzionamento lato server. Secondo informazioni preliminari, Cloudflare aveva programmato interventi di manutenzione, ma un problema imprevisto ha causato un malfunzionamento della Dashboard e delle API, inizialmente considerato non critico ma rivelatosi più invasivo del previsto.
La rapidità con cui il problema si è propagato dimostra quanto l’infrastruttura di Cloudflare sia interconnessa e quanto un singolo errore possa influenzare numerosi servizi web. Una piaga dell’internet “moderno”.
Impatto globale e intervento di Cloudflare
Come accaduto in precedenti episodi, il malfunzionamento ha interessato rapidamente l’intera rete globale di Cloudflare, creando un blocco diffuso su servizi DNS, CDN e sistemi di protezione da attacchi DDoS.
Intorno alle 10:20, a distanza di circa 1 ora dall’inizio dei problemi, l’azienda ha annunciato l’introduzione di un primo fix, con l’obiettivo di ripristinare gradualmente il normale funzionamento dei siti coinvolti. Nel frattempo, piattaforme come Zoom, Vinted, Canva e LinkedIn sono state segnalate da migliaia di utenti come irraggiungibili.
Ripristino dei servizi e monitoraggio
Dopo l’implementazione delle correzioni, Cloudflare ha comunicato che gran parte dei siti interessati era tornata operativa, pur mantenendo un monitoraggio costante per individuare nuove anomalie.
Entro le 11, l’interruzione sembrava completamente risolta e l’avviso di errore è stato rimosso. Tuttavia, l’episodio ha riacceso il dibattito sulla dipendenza globale da infrastrutture gestite da pochi provider, con conseguenze potenzialmente disastrose in caso di malfunzionamenti più prolungati.
La fragilità del web globale
Il blackout di oggi ricorda i down già registrati nel 2019, 2022 e novembre 2025, confermando che anche colossi tecnologici come Cloudflare non sono immuni da errori. Considerato che oltre il 15% dei siti web globali si affida ai suoi sistemi.
Infatti ogni interruzione ha un impatto immediato sulla rete mondiale. Questo solleva interrogativi importanti sulla resilienza dell’ecosistema digitale, che continua a dipendere da un piccolo numero di nodi critici.
Conclusione
Il down di Cloudflare ha evidenziato ancora una volta la vulnerabilità del web e la necessità di strategie di ridondanza più efficaci. Sebbene il problema sia stato risolto rapidamente, il disservizio ha mostrato quanto sia alta la posta in gioco quando un singolo provider di infrastruttura cloud e cybersecurity subisce un malfunzionamento.
Per aziende e utenti, episodi di questo tipo rappresentano un monito e un invito a riflettere sulla reale sicurezza e resilienza della rete globale con la ricerca di soluzioni scalabili ma non globali per non avere problemi generalizzati.
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