L’Unione Europea valuta la cancellazione del divieto sui motori a combustione dal 2035. Nuovi obiettivi di riduzione CO₂, neutralità tecnologica e impatti sull’industria automotive
Nei prossimi giorni la Commissione Europea è pronta a presentare una svolta significativa nella politica ambientale e industriale dell’Unione, rivedendo il tanto discusso stop ai motori a combustione previsto per il 2035.
Secondo indiscrezioni confermate da fonti internazionali, il divieto totale di vendita di veicoli con motore termico potrebbe essere eliminato, insieme a qualsiasi riferimento a un blocco definitivo anche nel 2040.
La revisione dello stop ai motori termici
Al centro del nuovo impianto normativo vi è l’abbandono dell’obiettivo di emissioni zero al 100% per le nuove auto immatricolate dal 2035. Al suo posto, la Commissione valuterebbe un target di riduzione delle emissioni di CO₂ pari al 90%, mantenendo quindi aperta la possibilità di commercializzare veicoli a combustione interna con emissioni residuali.
Questo cambiamento rappresenta un netto ridimensionamento del pacchetto Fit for 55, che mirava a una completa eliminazione delle emissioni nel settore automobilistico e che vedeva limiti non traguardabili nel periodo indicato.
Le pressioni politiche e industriali
La svolta normativa è il risultato di forti pressioni esercitate da governi nazionali e l’industria. Il Partito Popolare Europeo, tramite il suo leader Manfred Weber, ha sostenuto la necessità di superare quello che viene definito un vero e proprio “divieto tecnologico”, privilegiando invece la neutralità tecnologica.
Anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha evidenziato i rischi per la competitività dell’industria automobilistica europea, già sotto pressione per la concorrenza globale e una domanda interna di auto elettriche ancora debole.
Parallelamente, una lettera firmata da diversi capi di governo, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, ha chiesto di riconoscere un ruolo futuro a tecnologie ibride, biocarburanti e combustibili a basso contenuto di carbonio, giudicando l’attuale quadro normativo eccessivamente rigido.
Reazioni contrastanti nel settore automotive
Le reazioni alla possibile revisione sono state contrastanti. Da un lato, le aziende impegnate nella mobilità elettrica temono che un allentamento degli obiettivi possa rallentare gli investimenti e ampliare il divario tecnologico con mercati come quello cinese.
Dall’altro, costruttori tradizionali e associazioni di categoria chiedono maggiore flessibilità, sottolineando i limiti infrastrutturali e le difficoltà delle catene di fornitura per adeguarsi nei tempi prestabiliti dalle varie normative.
Implicazioni per il Green Deal europeo
La revisione delle norme sulle emissioni si inserisce comunque nel perimetro del Green Deal europeo, che resta orientato alla neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, un ridimensionamento dello stop ai motori endotermici segnerebbe un punto di svolta nelle politiche ambientali europee, con effetti rilevanti su industria, occupazione e strategia energetica.
L’esito finale dipenderà ora dal confronto tra Commissione, Parlamento europeo e Stati membri, che determinerà la direzione futura della politica europea sull’automotive e su tutto l’indotto.
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